Vigneti spogli che dormono sotto la brina, luci basse che filtrano dai camini accesi e silenzi dorati che sanno di tempo sospeso. In Toscana, l’inverno non si annuncia: arriva piano, con il fiato freddo del mattino e il rumore lieve delle foglie secche. Bastano un borgo, il profumo delle castagne sul fuoco, e un cielo lattiginoso che – forse – promette neve.

C’è una bellezza che si lascia scoprire solo quando il rumore del turismo svanisce. Le pietre, scolpite dal tempo, sembrano parlarti. Nei giorni d’inverno, tra dicembre e febbraio, i borghi si svestono della fretta e si rivelano: in gesti lenti, in piatti che nutrono, in camini accesi da secoli. Anche un giorno solo – o un fine settimana – può bastare per ritrovare un equilibrio. Ci si sveglia con l’odore del legno che arde, si cammina tra vicoli quieti, si ascoltano le voci dei luoghi. Si mangia qualcosa di caldo, poi si tace. Perché il silenzio ha un suono che resta.
Ecco 5 borghi toscani da vivere in inverno. Tra neve, cultura e piatti che scaldano l’anima.
Cutigliano: dove l’Appennino accende il cuore
Cutigliano sembra un nome sussurrato dal vento tra i faggi. Un borgo medievale adagiato a 678 metri, dove ogni pietra racconta storie. I balconi si adornano di rami d’abete anche a dicembre, le insegne antiche resistono al gelo. E il Palazzo dei Capitani della Montagna – scolpito nel 1371 – osserva da secoli i passi lenti dei viandanti.
Qui, d’inverno, tutto rallenta. I tetti imbiancati, i boschi silenziosi. A dieci minuti c’è la Doganaccia: 15 chilometri di piste, sci di fondo, ciaspolate che s’intrecciano tra i larici. Anche i principianti trovano il loro spazio. Dopo il freddo, il calore. Si cena con i tortelli di Melo – ripieni di ricotta e bietole, appena conditi. Oppure con i Necci: sottili dischi di farina di castagne, da avvolgere alla ricotta fresca. Se c’è, un filo di miele.
Da Pistoia si arriva in meno di un’ora, percorrendo la Strada Statale 66. Tra curve, nebbie basse e boschi che sembrano sussurrare.
Abbadia San Salvatore: neve e memoria sul Monte Amiata
C’è una luce strana che abita Abbadia San Salvatore. A volte è dorata, altre bianca e netta come la neve che avvolge i tetti in pietra. Il borgo si arrampica con grazia sulle pendici del Monte Amiata, a più di 800 metri.
L’Abbazia benedettina – fondata nel 750 – custodisce una cripta longobarda, trentaquattro colonne che sembrano reggere il tempo stesso. Lì vicino, tre strade parallele tracciano il cuore del Castello. Ogni sasso, una memoria. In questa stagione il paese si trasforma. I boschi intorno accolgono ciaspolate lente, le piste da sci (a pochi chilometri) attirano famiglie e sportivi. Ma basta poco: una passeggiata nel silenzio, un respiro più profondo.
In tavola si torna alle origini: zuppa di funghi, castagne IGP, la Ricciolina. Un dolce che mescola pasta frolla, nocciole, meringa e cioccolato in strati imperfetti ma irresistibili. Da Siena, un’ora di viaggio lungo la Cassia. La strada, da sola, è già esperienza.
Badia Prataglia: tra nevi silenziose e foreste sacre
Nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Badia Prataglia è un abbraccio di abeti, silenzi e neve leggera. Siamo in provincia di Arezzo, ma qui il tempo ha un altro ritmo. È un borgo semplice, sparso tra case in pietra e piccole borgate: i “castelletti”. Si cammina tra i sentieri innevati, si scivola con gli sci da fondo, si ciaspola tra castagni centenari.
Poi, all’improvviso, la Pieve di Santa Maria Assunta. Sopravvissuta al tempo, consacrata nel 1008. Cripta romanica, fonte battesimale seicentesca. Luce bassa, odore di cera e pietra. Si mangia acquacotta alla tagliatora: pane toscano, pomodoro, aglio, cipolla, verdure di stagione. Un piatto povero, pieno di dignità. Accanto, i funghi. Oppure i tartufi.
Camaldoli è a un passo. La Verna poco più in là. E ovunque, solo boschi.
Castiglione di Garfagnana: tra mura antiche e boschi di neve
Un castello medievale ancora intatto, con cinque torrioni e un ponte levatoio. Dentro, un borgo che sembra disegnato. Castiglione di Garfagnana è questo: un rifugio tra i monti, a 545 metri, in provincia di Lucca. Fu già castrum romano. Poi castello longobardo. Oggi è uno dei Borghi più belli d’Italia. Da vedere la Chiesa di San Michele, il Castello del Leone, le mura perfette che avvolgono tutto.
D’inverno è facile innamorarsene: basta una nevicata, una camminata verso il Casone di Profecchia (piste di sci alpino e nordico), un piatto caldo. Il farro IGP, la polenta, i necci con farina di castagne. I funghi raccolti nei boschi. Il profumo è quello di legna, carne e pane.
A 50 km da Lucca, lungo la Provinciale 72. Poco traffico, molta quiete.
Bagnone: pietra viva nella Lunigiana
Un torrione che scruta la valle. Un castello che racchiude un borgo. Vicoli stretti, portici in pietra, leggende scolpite nelle colonne. Bagnone è così. Vivo anche d’inverno, con la brina che decora le ringhiere e le cime dell’Appennino sullo sfondo. Siamo in Lunigiana, provincia di Massa-Carrara. Terra di confine, un tempo parte della sognata Lunezia. Qui passa la Francigena, qui s’incrocia la storia.
C’è una chiesa nel castello. Dentro, una reliquia della Santa Croce. Fu portata qui secoli fa. Forse da un cavaliere, forse da un pellegrino. I piatti sono tanti. Testaroli, torte salate d’erbi, di zucca, di patate, la barbotta, i panigacci. A 12 km, il comprensorio di Zum Zeri: 12 km di piste, paesaggi aperti fino al mare.
Si arriva con l’A15, uscita Pontremoli. Da lì, 20 minuti e tutto cambia. Poi il silenzio. E la luce che resta.
Scopri anche: Foliage d’autunno: 3 borghi italiani da sogno dove perdersi tra i colori della natura