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Il lago di Tovel come non l’hai mai visto: riflessi rossi e leggende da brividi

Turismo

Nel cuore delle Dolomiti di Brenta, il lago di Tovel svela i suoi segreti tra acque limpide, riflessi incantati e antiche leggende. Un tempo si tingevano di rosso, oggi riflettono il foliage autunnale, ma il fascino resta immutato: una meta che sembra sospesa tra realtà e fiaba.

Il lago di Tovel in Trentino
Il lago di Tovel come non l’hai mai visto: riflessi rossi e leggende da brividi

Immerso in una conca verde tra le montagne del Trentino, il lago di Tovel cattura lo sguardo con la sua calma surreale. Ogni passo lungo le sue sponde racconta una storia, ogni refolo di vento sembra sussurrare un’antica preghiera. Ci si arriva dopo un breve tragitto da Tuenno, ed è facile capire perché sia diventato un simbolo dell’Altopiano della Paganella: qui, la natura sembra respirare con voce propria.

Passeggiare qui in autunno è come attraversare una tavolozza di colori: gialli intensi, rossi accesi, verdi che sfumano lentamente. Eppure, c’è stato un tempo in cui il colore predominante era un altro: un rosso vivo, che tingeva tutto il lago. Un fenomeno reale, ma anche avvolto da una leggenda inquietante.


Il mistero del lago rosso di Tovel: natura o leggenda?

Fino agli anni ’60, il lago di Tovel era noto come “lago rosso” per via di un evento straordinario: durante l’estate, l’acqua si colorava di un rosso acceso. Il fenomeno era causato da un’alga microscopica, la Tovellia sanguinea, capace di proliferare in condizioni particolari, ma la spiegazione scientifica non ha mai cancellato del tutto il mistero.

Per secoli, infatti, gli abitanti della Val di Non hanno raccontato un’altra versione. Secondo la leggenda, il lago si tinse di sangue dopo una cruenta battaglia. La protagonista? La principessa Tresenga di Ragoli, che rifiutò di sposare il re nemico per restare fedele alla sua terra. Tradita e assediata, morì combattendo, e il sangue dei suoi soldati cadde nel lago, tingendolo per sempre.

Un racconto che intreccia storia e mito, in grado di far vibrare ancora l’anima di chi ascolta. Perché il rosso, in fondo, non è solo un colore: è memoria, sacrificio, eco di una tragedia mai dimenticata.


Camminando lungo il sentiero che circonda il lago, non è raro percepire una strana malinconia. Come se le acque, oggi limpide, nascondessero ancora l’eco di antichi tamburi di guerra e il lamento del vento tra le rocce.

Leggende e racconti oscuri tra le montagne del Trentino

Il lago di Tovel non è l’unico scrigno di misteri nel cuore del Trentino, ma è certamente tra i più suggestivi. Attorno alle sue rive si intrecciano leggende che parlano di orsi parlanti, spiriti delle montagne e luci notturne mai spiegate.

Una delle storie più note racconta di un orso gigantesco, custode del lago, che apparirebbe nelle notti più fredde per proteggere il luogo da spiriti maligni. Una figura totemica, quasi sciamanica, che incarna la forza selvatica della natura trentina. Alcuni giurano di aver visto i suoi occhi riflessi nelle acque, al chiaro di luna.


Altri parlano di una luce fioca che si muove tra gli alberi, visibile solo a chi cammina da solo. C’è chi la chiama “la candela di Tresenga”, una fiammella errante che accompagna i viaggiatori smarriti, ma solo se il loro cuore è puro.

Leggende? Forse. Ma nel silenzio che regna al tramonto, quando le montagne diventano ombre e il lago uno specchio nero, non si può fare a meno di trattenere il respiro.

  • Principessa Tresenga: figura tragica e simbolica della leggenda locale
  • Lago rosso: fenomeno naturale rarissimo, oggi scomparso
  • Orso guardiano: creatura leggendaria legata al ciclo delle stagioni
  • Luci misteriose: fenomeni raccontati da escursionisti e abitanti
  • Tovellia sanguinea: microalga responsabile del colore rosso
  • Autunno: stagione ideale per cogliere la magia più intensa del lago

Ogni leggenda aggiunge un velo alla realtà, rendendo l’esperienza al lago di Tovel qualcosa di più di una semplice gita. È un viaggio nell’invisibile, tra ciò che è stato, ciò che si racconta, e ciò che si sente senza riuscire a spiegare.


Lago di Tovel in autunno

Un viaggio d’autunno tra magia e silenzio

Visitare il lago di Tovel in autunno è come entrare in un romanzo scritto con i colori. Il riflesso degli alberi sulle acque ferme sembra una pittura impressionista: rossi fiammeggianti, aranci bruciati, l’oro che si specchia come una carezza.

Il percorso ad anello attorno al lago, lungo circa 4 km, è adatto a tutti. Ogni tratto regala scorci diversi: dalle spiaggette bianche ai punti panoramici nascosti tra i rami. Il silenzio è parte del paesaggio, interrotto solo dal canto degli uccelli o dal fruscio delle foglie.

La magia è più intensa nelle prime ore del mattino, quando la bruma sale dalle acque e l’aria sa di muschio e legna bagnata. È in quei momenti che la leggenda sembra farsi carne, che il lago racconta senza parlare.


In autunno, il lago di Tovel è anche meno affollato. Ci si può sedere su un tronco, osservare il volo di un falco, ascoltare la propria voce interiore. Un’esperienza quasi terapeutica, capace di riportare l’equilibrio dove il caos urbano ha lasciato solo rumore.

E poi c’è il tramonto. Quando le ultime luci scivolano sulle cime e tutto si tinge di rame, sembra di essere sul confine tra due mondi: quello visibile e quello delle leggende.

Chiudere gli occhi in quel momento è come lasciarsi cullare da un sogno antico. Il lago di Tovel non è solo un luogo: è una memoria collettiva, un battito lento, una fiaba che vive ancora tra i rami degli alberi e i riflessi dell’acqua.